Cosa Cura Approfondimenti

Come fisioterapista con molta esperienza (più di 25 anni di esperienza) si occupa in particolare di curare vari problemi posturali.

Alla base del suo approccio e nella proposta di soluzioni per il paziente tiene molto in considerazione il fatto che ogni paziente ha delle esigenze particolari e specifiche, non si può applicare la medesima formula per tutti i casi ma ogni percorso deve essere personalizzato.

  • LA SCOLIOSI
  • LA CERVICALGIA
  • MAL DI SCHIENA COME PREVENIRLO
  • LE PATOLOGIE DOLOROSE DELLA SPALLA
  • GLI EDEMI E LORA TRATTAMENTO
  • LESIONI NERVOSE PERIFERICHE (TUNNEL CARPALE O ALTRE)
  • EMIPLEGIA
  • MORBO DI PARKINSON
  • SCLEROSI MULTIPLA O A PLACCHE

Scoliosi Idiopatica

Scoliosi Idiopatica

La scoliosi idiopatica o dell'adolescenza è una deformità evolutiva della colonna vertebrale che appare all'età dell'adolescenza e progredisce fino alla fine dell'accrescimento (1618 anni per le femmine; 1820 per i maschi).

Che cosa è la scoliosi?

La scoliosi è una deviazione vertebrale che si manifesta con una inflessione laterale accompagnata da una rotazione delle vertebre.  Non si corregge spontaneamente e si manifesta clinicamente con una sporgenza (gibbo) costale o lombare.

La rotazione e la cuneizzazione vertebrali sono sempre costanti e rendono rigida ed evolutiva, in grado variabile, la deformità. La scoliosi è caratterizzata dalla strutturazione vertebrale, ossia dalla rotazione verso la concavità della curva delle vertebre comprese nella deformità. La rotazione vertebrale, a sua volta, è responsabile di due fattori altrettanto peculiari della malattia: l'evoluzione ed il gibbo.

Cosa differenzia la scoliosi dall'atteggiamento scoliotico?

La rotazione e la evoluzione sono state definite caratteristiche peculiari della scoliosi, risulta quindi abbastanza agevole differenziare la scoliosi dall'atteggiamento scoliotico. Difatti all'esame clinico e, a prima vista, a quello radiografico, le due entità appaiono quasi simili: in entrambi i casi si osserverà una sopra elevazione della spalla ed alle radiografie una deviazione laterale del rachide. 

Ma l'atteggiamento scoliotico, disordine posturale non strutturale né evolutivo, non presenta alcun gibbo costale o lombare alla vista clinica, né rotazione vertebrale ad un attento esame delle radiografie.

Quanto è frequente il problema?

L'incidenza è di circa  l'1,9%. Di queste scoliosi, però, solo lo 0,5 % sono di entità maggiore ai 20° (Shands – Eisberg 1972). 

Rispetto all'età di insorgenza si distinguono:

  • curve infantili che incidono ugualmente tra i due sessi;
  • curve giovanili;
  • scoliosi dell'adolescente (le più frequenti): queste scoliosi sono molto spesso a sede toracica (destro-convessa nel 90 % dei casi) e con un'incidenza rispetto al sesso di 4 femmine per 1 maschio.

Quale è la causa?

Dal XIX secolo, studi incessanti hanno tentato di eliminare il termine "idiopatica" (malattia che non si accompagna ad altri processi morbosi e della quale non si conosce la causa) dalla etiologia (causa della malattia) della scoliosi. 

James (1956) imputò ad una debolezza muscolare intercostale la genesi della scoliosi toracica (teoria muscolare). Yamada (1971), distruggendo il centro dell'equilibrio in ratti bipedi, provocò in loro la scoliosi, e pertanto identificò, in una primitiva alterazione del senso dell'equilibrio, la causa di una asimmetrica tensione muscolare. Ponseti (1966) ha identificato in un'alterazione dei costituenti delle ossa la causa prima della malattia.

Molto spesso fratelli o sorelle di pazienti scoliotici sono affetti, in gravità variabile, dalla stessa malattia. Indagando negli alberi genealogici si ritrovano intere famiglie affette. Tale presentazione della malattia suggerisce un tipo di ereditarietà dominante a penetranza ed espressività variabile, legata al cromosoma X (Cowell, Hall e Mac Ewen, 1972).

La rilevazione che la scoliosi incide in circa 4 femmine contro 1 maschio nell'epoca puberale ha spinto molti autori ad indagare in tal senso. Ascani e La Rosa (1978) hanno dimostrato una maggiore quantità dell'ormone della crescita (GH) nei soggetti scoliotici. Tale rilevazione rende conto della alta statura di questi soggetti, più alti dei loro coetanei nonostante l'esistenza della scoliosi. In epoca recente, tali studi sono stati approfonditi da Duboussett e Machida (1992), i quali hanno provocato scoliosi evolutive nei polli, asportando la ghiandola epifisaria: essi ipotizzano un ruolo non secondario esercitato dallamelatonina (secreta dell'epifisi) nella genesi della scoliosi.

Ancora più recentemente Moreau, un ricercatore Canadese, ha identificato la presenza di una proteina nel sangue di pazienti scoliotici, in grado di poter permettere una diagnosi precoce, ed in funzione del suo maggiore o minor tasso, la maggiore o minore probabilità di evoluzione e peggioramento. Saremo quindi presto in grado di predire con alta probabilita' quali scoliosi peggioreranno e quali no, quali necessitano di busti e quali solo di osservazione e fisioterapia.

Che cosa è la scoliosi?

La scoliosi è una deviazione vertebrale che si manifesta con una inflessione laterale accompagnata da una rotazione delle vertebre. Non si corregge spontaneamente e si manifesta clinicamente con una sporgenza (gibbo) costale o lombare.

La rotazione e la cuneizzazione vertebrali sono sempre costanti e rendono rigida ed evolutiva, in grado variabile, la deformità. La scoliosi è caratterizzata dalla strutturazione vertebrale, ossia dalla rotazione verso la concavità della curva delle vertebre comprese nella deformità. La rotazione vertebrale, a sua volta, è responsabile di due fattori altrettanto peculiari della malattia: l'evoluzione ed il gibbo.

Come si diagnostica?

L'esame va condotto osservando il paziente sia frontalmente che dorsalmente. Bisogna innanzitutto valutare l'allineamento tra la protuberanza occipitale e la linea interglutea: normalmente l'utilizzo di un filo a piombo agevola a questo scopo ed esso, di norma deve posizionarsi esattamente al centro della linea interglutea. L'allontanamento del filo a piombo dal centro della linea (verso destra o verso sinistra) può essere spia di scoliosi, ma anche di dismetria degli arti inferiori, con conseguente differenza di livello del bacino.

Deve essere valutato il livello delle spalle, che nel normale è in equilibrio: il paziente affetto da scoliosi dorsale ha invece una sopraelevazione della spalla situata dal lato della convessità della curva. Facendo piegare il paziente in avanti ed osservandolo sia di fronte che da dietro, è possibile evidenziare l'esistenza di sporgenze costali o lombari. 

La loro entità è proporzionale alla gravità della curva ed è quindi un fattore valutabile nel tempo. Il triangolo della taglia è formato dal profilo interno del braccio e dal contorno del fianco. In presenza di scoliosi dorsolombare, il progressivo spostamento del fianco comporta una riduzione di questo triangolo, spia della esistenza o del peggioramento della scoliosi.

Qual è il trattamento?

Il trattamento è correlato ai valori angolari della scoliosi:

  • Il trattamento della scoliosi compresa tra 10° e 20° consiste nell'osservazione attenta (clinica e radiografica) e nella istituzione di un programma di esercizi di ginnastica e/o nella pratica di una attività sportiva. Molti casi non necessitano di altro che di questo ed arrivano alla maturità scheletrica senza variazioni angolari sostanziali dall'epoca della prima osservazione.

  • I casi che mostrano una evoluzione oltre i 20° e sotto i 35°-40°, in epoca pre-puberale, necessitano di un trattamento con busti (corsetti) ortopedici. I casi che continuano a progredire nel peggioramento, anche utilizzando un corsetto correttivo, o che sono rigidi ai test di deflessione sin dall'inizio, rispondono ad un preventivo trattamento con gessi correttivi che ottengono una correzione progressiva, che viene poi mantenuta con un corsetto chiamato Lionese prototipo di tutti i corsetti che agiscono passivamente, mediante spinte statiche, che riproduco l'azione del gesso. I risultati estetici sono eccellenti, così come l'arresto del peggioramento angolare.

  • Oltre i valori angolari di 35° e 40°, sia all'inizio del trattamento, che in caso di insuccesso del trattamento con gessi e corsetti, è indicato ricorrere al trattamento chirurgico della deformità, che consiste modernamente nella correzione della curva mediante l'utilizzazione di barre metalliche, uncini o viti inserite nelle vertebre (strumentario introdotto da Cotrel e Duboussett nel 1985).

A partire dagli anni 2000 si sono diffuse tecniche che prevedono la applicazione di viti posizionate nelle vertebre e di strisce di materiale acrilico che hanno una forza correttiva migliore degli uncini usati in passato: le correzioni sono migliori e la necessita' di portare il gesso dopo l'intervento per molti mesi è quasi del tutto sparita.

La cervicalgia

cervicalgia

Un disturbo diffuso che non va sottovalutato.

L’80% della popolazione italiana soffre di cervicalgia, cioè il dolore al tratto cervicale. Un disturbo che si presenta molto frequentemente e che non va sottovalutato, ma affrontato da diversi punti di vista: clinico, posturologico e psicologico. Nel caso in cui questo disturbo venisse ignorato potrebbe portare a probelmi più gravi come ad esempio contratture muscolari o infiammazioni articolari, riducendo conseguentemente la funzionalità delle spalle e del collo.

Quali sono i sintomi?

I sintomi della cervicalgia sono principalmente dolore e tensione che si manifestano alla testa, alle spalle e alla zona dorso-lombare. Spesso si riscontrano sintomi quali nausea, formicolii alle mani e/o alle braccia, giramenti di testa ed emicrania. In caso di cervicalgia da trauma potrebbe verificarsi un calo della acuità visiva, vertigini e problemi legati alla masticazione.

Quali sono le cause?

Le cause di questa sofferenza sono molteplici: dal trauma da incidente, alla postura scorretta fino ad arrivare ad un eccesso di sedentarietà. Anche situazioni di forte stress e tensione a livello psichico possono avere come conseguenza la cervicalgia; in tali casi è necessario approfondire la questione a livello psicologico oltre a quella fisco – funzionale.

Come si diagnostica la cervicalgia?

Tramite una visita e degli esami strumentali del medico specialista (ortopedico o fisiatra). A seconda dei casi possono essere prescritte visite approfondite quali la risonanza magnetica e/o la radiografia del tratto cervicale.

Come curarla?

Per curare la cervicalgia si procede, in base alle direttive del medico specialista ad un trattamento farmacologico  insieme un percorso fisioterapico strutturato ad hoc per ogni paziente. Il trattamento fisioterapico può comprendere diverse terapie strumentali come TENS, laser, ionoforesi e ultrasuoni che contribuiscono a lenire il dolore e terapie manuali quali lo stretching cervicali, la massoterapia e le trazioni muscolari che tendono, invece, a diminuire le contratture e la tensione. Un trattamento di questo tipo è volto a ridurre il dolore e ripristinare la funzionalità del tratto cervicale.

Prevenire è meglio che curare

Una volte che la sintomatologia è regredita è indispensabile osservare gli insegnamenti posturali forniti dal fisioterapista per affrontare le attività quotidiane adottando una postura corretta in ogni situazione.

Come prevenire il mal di schiena?

Ponendo particolare attenzione alle azioni compiute nella vita quotidiana e imparando cosa è possibile fare e cosa è meglio non fare è possibile prevenire il mal di schiena, conseguenza spesso derivante da abitudini sbagliate.

Quali posizioni adottare:

  • POSIZIONE SEDUTA

    La schiena deve essere appoggiata allo schienale della sedia e i piedi correttamente appoggiati per terra; le gambe non devono essere accavallate. In caso di lavoro di fronte al PC, è necessario mantenere una distanza dal monitor pari alla lunghezza del braccio, i gomiti devono essere appoggiati alla scrivania sia mentre si scrive alla tastiera sia mentre si una il mouse. Per controllare meglio la postura è indispensabile non stare seduti troppo a lungo, ma alzarsi di tanto in tanto.

  • IN PIEDI

    E’ bene non stare fermi per troppo tempo in piedi. Inoltre è necessario distribuire il peso su entrambi gli arti inferiori, mantenendo lo sguardo in avanti, la schiena dritta e le spalle rilassate. Sarebbe preferibile indossare delle scarpe con un minimo di 2-3 cm di tacco per avere il tallone leggermente rialzato rispetto all’avampiede.

  • SDRAIATI

    Utilizzando un cuscino che abbia un’altezza tale da consentire l’allineamento testa-colonna le posizioni consigliate per dormire sono a pancia in su e su un fianco.

Come comportarsi:

  • ALZARSI DAL LETTO

    Partendo dalla posizione in cui ci si sveglia è necessario prima passare ad una posizione di fianco e, mentre il busto sale far scendere le game dal letto.

  • ALZARE I PESI

    Il peso va tenuto vicino al busto e ci si deve alzare piegando le ginocchia e mantenendo la schiena dritta. Per spostare un peso è bene spostare tutto il corpo e non solo il tronco.

  • PORTARE I PESI

    I pesi dovrebbero essere distribuiti equamente in due borse distinte o tuttalpiù è consigliabile utilizzare una borsa a tracolla.

  • VESTIRSI

    Per indossare pantaloni, calze e/o scarpe è meglio stare seduti.

  • GUIDARE

    La giusta posizione da adottare alla guida prevede la schiena appoggiata allo schienale e un angolo di circa 120° tra busto e cosce.

  • MUOVERSI

    Il movimento fa bene ai dolori vertebrali perché contribuisce a ritardare l’indebolimento muscolare. Mantenersi attivi è la parola d’ordine per affrontare al meglio ogni dolore sia a livello fisico, ma soprattutto psicologico.

Le patologie dolorose della spalla

La spalla è formata da sette articolazioni diverse, tutte indispensabili per la giusta funzionalità della spalla stessa. La stabilità e la mobilità della spalla sono affidate alle giunzioni articolari e alle azioni dei muscoli. I muscoli che hanno un ruolo fondamentale nei movimenti più complessi di questa articolazione si chiamano ‘cuffia dei rotatori’, parchè agiscono come rotatori e abduttori. L’abduzione viene svolta insieme al deltoide quando si allontana il braccio dal busto. Il sottoscapolare, il piccolo rotondo, il sottospinato e il sovra spianto sono i quattro muscoli rotatori che si trovano sulla testa dell’omero ricoprendola, appunto, a cuffia. Tre di questi quattro muscoli rotatori si inseriscono in un unico tendine piatto e grande. In questa zona le sollecitazioni meccaniche derivanti dai movimenti quotidiani (lavoro, sport) raggiungono la massima intensità. In profondità si trova, inoltre una fitta rete di vasi sanguigni che per natura rendono questa zona ‘critica’, soggetta quindi a tendiniti, calcificazioni, degenerazioni o rotture.

I motivi che generano un logoramento della spalla
La tendinite della “cuffia dei rotatori” è la causa più frequente che genera il dolore alla spalla; questa patologia è spesso di natura degenerativa; la spalla infatti viene usata molto spesso in ogni attività quotidiana producendo compressioni, attriti e piccoli traumi che nel corso del tempi danno origine a dolori e riducono la funzionalità della spalla stessa.

La calcificazione della spalla
La calcificazione è una deposizione di Sali di calcio all’interno della zona critica. All’inizio si presenta in forma microscopica non dando origine a sintomi ma con il tempo degenera sfociando in un’impotenza funzionale della spalla denominata ‘tendinite calcifica.

Come effettuare una diagnosi?
La tendinite degenerativa della cuffia inizialmente non presenta sintomi ma può manifestarsi improvvisamente con dolori di intensità variabile causati da un movimento brusco. Clinicamente la palpazione della spalla risulta dolorosa e il movimento passivo e/o attivo del braccio risulta essere pregiudicato. A livello strumentale una diagnosi completa può essere fatta grazie ad una radiografica o un’ecografia muscolo-tendinea; in casi particolari si richiede anche una risonanza magnetica.

Trattamento
Fase acuta: si consiglia riposo articolare, l’assunzione di anti-infiammatori e applicazioni locali di ghiaccio.

Nei giorni successivi: mobilizzazione della spalla con esercizi specifici, riabilitazione fisioterapica.

Gli edemi

Un accumulo di liquidi nel tessuto interstiziale si chiama edema e causa gonfiore e difficoltà di movimento nel caso in cui sia molto esteso. Può essere associato a diverse patologie che interessano il sistema linfatico e può riguardare tutte le parti del corpo: gambe, busto, braccia e viso.

Linfedema
Problematica congenita del sistema linfatico presente sin dalla nascita o conseguenza di un evento traumatico o di un intervento chirurgico. Può anche essere generato da un’insufficienza cardiaca, epatica, renale, da patologie ormonali o dall’utilizzo eccessivo di farmaci.

Flebedema
Edema localizzato negli arti inferiori che si presenta in seguito ad un’insufficienza venosa. Specifico delle persone che svolgono lavori che li costringono ad assumere una posizione eretta prolungata. In caso di capillari visibili a livello del piede o del malleolo è consigliabile sottoporsi ad una visita angiologia.

Lipedema
Accumulo di liquidi nel tessuto adiposo che viene denominato ‘cellulite’; generalmente localizzato negli arti inferiori è doloroso alla palpazione, molle e si sviluppa a partire dai fianchi fino ad arrivare alle caviglie. Si presenta in età puberale e degenera intorno ai 40 anni di età. E’ importante improntare un terapia affiancata da una dieta regolare e attività fisica.

Terapie

Linfodrenaggio – Bendaggio – Mezzi di contenzione
Linfodrenaggio:terapia medica manuale che drena la linfa interstiziale in eccesso, riequilibrando il sistema linfatico. Non è doloroso ed è indicato per ogni tipo di edema. E’ controindicato in presenza di insufficienza cardiaca, infezioni locali o recenti trombosi venose profonde;

Bendaggio: congiuntamente al linfodrenaggio è utile a mantenere i risultati raggiunti. Controindicato in caso di arteriopatie e neuropatie.

Mezzi di contenzione: calze elastiche, guanti, manicotti. Sono molto importanti per mantenere a lungo i risultati raggiunti grazie al linfodrenaggio. Sono utili anche per la prevenzione di flebedemi e flebolinfedemi. 

Lesioni nervose periferiche

Sono lesioni a carico dei nervi dovute a compressioni delle radici nervose a livello del rachide, a compressioni locali del nervo oppure anche a resezioni totali o meno derivanti da fratture o interventi chirurgici.

Sintomi
Alterazione della sensibilità, dolore, ipotonia o atonia del tono muscolare, funzionalità della parte interessata ridotta o addirittura assente.

Tunnel carpale
E’ la lesione nervosa periferica più diffusa. Il tunnel carpale si trova al livello del ‘tallone’ della mano, zona in cui passa il nervo mediano che è il responsabile dell’innervazione della muscolatura flessoria delle prime tre dita della mano e della loro sensibilità. La compressione del nervo è causa di un’infiammazione e di un ispessimento del canale carpale e ciò sfocia in formicolii e dolore per terminare con una riduzione funzionale rilevante. L’infiammazione del tunnel carpale può essere causata da posizioni scorrette della mano o per movimenti continui e stereotipati ripetuti durante tutto il giorno. 

Come intervenire?
L’inquadramento diagnostico avviene grazie ad una visita ortopedica e/o neurologica. Una volta diagnosticata la sindrome si decideranno i trattamenti specifici. Per alleviare il dolore e ridurre l’infiammazione sono consigliate terapie fisiche antinfiammatorie come gli ultrasuoni o la ionoforesi, mentre per il recupero della funzionalità della parte interessata sono richieste terapie quale la fisiochinesiterapia con l’ausilio del taping neuromuscolare. 

Emiplegia

Una lesione del sistema nervoso centrale causa l’emiplegia che consiste una paralisi completa del corpo o a l’emiparalisi (paralisi parziale).

Questo deficit motorio o sensitivo può essere associato o meno ad altri segnali quali il disturbo del linguaggio (afasia) o l’incapacità di compiere  un gesto finalizzato ad uno scopo (aprassia).

Cause:

  • vascolari: ictus, ischemie,emorragie cerebrali
  • tumorali
  • traumatiche

I trattamenti fisioterapici dedicati hanno lo scopo di ripristinare la funzionalità della parte lesa, rendendo il paziente più autonomo possibile durante le attività della vita quotidiana.

Morbo di Parkinson

Patologia dovuta alla progressiva degenerazione della sostanza nera dei nuclei, siti nell’encefalo e responsabili della coordinazione e del controllo del movimento volontario.

Movimenti rallentati (bradicinesia), tremore e rigidità sono i sintomi che caratterizzano questa patologia.

In questo caso i trattamenti fisioterapici sono volti ad un miglioramento della coordinazione motoria, della deambulazione e della postura nonché ad un mantenimento dell’autonomia del paziente. 

Sclerosi Multipla

Multipla o a placche la sclerosi è una malattia degenerativa a carico della mielina del sistema nervoso centrale. I sintomi sono l’offuscamento della vista, debolezza muscolare. In base all’area cerebrale interessata i segni dopo ogni attacco possono essere totalmente o parzialmente risolti.

Per ripristinare la funzionalità e l’autonomia del paziente vengono proposti trattamenti fisioterapici personalizzati.

L’obiettivo di questa tecnica di correzione posturale sviluppata da Philippe Souchard è il trattamento di sindromi dolorose articolari conseguenze di una postura sbagliata. Il principio su cui si fonda è l’allungamento selettivo delle catene muscolari retratte attraverso l’utilizzo di precise posture dinamiche e contrazioni eccentriche con lo scopo di correggere eventuali squilibri che  sono la causa principale di posture fisiologicamente scorrette e sindromi dolorose. Questa tecnica viene anche utilizzata per prevenire tali sindromi.

Il taping kinesiologico viene utilizzato molto di frequente in ambito terapeutico e sportivo per il trattamento delle affezioni muscolo-scheletriche. 

Sfrutta proprietà elastiche dei bendaggi applicati per stimolare le fisiologiche capacità di guarigione del copro migliorando la circolazione sanguigna e linfatica e diminuendo gli stati infiammatori. 

A questo tipo di applicazione si possono associare tecniche di bendaggio funzionale, volte a stabilizzare l’articolazione , correggere l’esecuzione dei gesti motori e proteggere l’atleta da traumi ulteriori.

Il massaggio: forma di terapia manuale per eccellenza. Grazie alle manovre massoterapiche  si possono ottenere importanti effetti terapeutici: rilassamento, de contrattura, riscaldamento, trattamento delle patologie muscolo-scheletriche. Presso lo studio del Dott. Ft. Sante Stella si eseguono trattamenti massoterapici: massaggio tradizionale, massaggio rilassante, massaggio sportivo, massaggio decontratturante.

Terapia MCKenzie

Terapia MCKenzie

Il fisioterapista neozelandese Robin MCKenzie ha sviluppato questa tecnica di trattamento che rappresenta la metodica elettiva per il trattamento dei disturbi meccanici della colonna vertebrale. Un trattamento mirato alla cura, ma anche alla prevenzione della patologia della schiena, che si attua attraverso l’esecuzione di esercizi semplici di correzione posturale.

Rieducazione neuromotoria
Presso lo studio del Dott. Ft. Sante Stella si effettuano percorsi completi di Rieducazione Neuromotoria sia per problematiche ortopediche, come esiti post-trauma o post-operazione, che per le problematiche neurologiche, tipo esiti di ictus o lesioni nervose periferiche e spinali. Andando ad analizzare le potenzialità di recupero funzionale di ogni paziente, si pianificherà un percorso riabilitativo personalizzato, mirato al ripristino di una miglior funzionalità, grazie al l'integrazione di differenti tecniche di trattamento motorio, sensitivo e propriocettivo (tra cui tecniche Kabat, Bobath, Perfetti).

Fisioterapia respiratoria
Nel caso in cui ci siano problematiche respiratorie, come asma, BPCO, esiti di polmonite, elevata produzione di secrezioni, scarsa capacità ventilatoria, facile affaticabilità, ecc. è possibile intervenire con semplici esercizi e manovre terapeutiche di fisioterapia respiratoria. Tale terapia è mirata al miglioramento della rimozioni di secrezioni, all'aumento dell'elasticità della gabbia toracica, ad un miglior utilizzo dei muscoli ventilatori, all'incremento della superficie respiratoria e alla conseguente riduzione dell'affaticabilità giornaliera.

Rieducazione perineale e del pavimento pelvico
Il pavimento pelvico, dopo un parto, traumi, lesioni nervose periferiche, ipoattività motoria, ma anche a causa dell’ invecchiamento, tende a perdere progressivamente di tonicità, causando sia problematiche di parziale incontinenza, sia problematiche di tipo sessuale. La tonicità dei muscoli pelvici può essere pertanto ripristinata con semplici esercizi mirati al ripristino della fisiologia muscolare e conseguentementeall'eliminazione delle disfunzioni perineali instauratesi, e anche alla prevenzione della loro manifestazione.

Principali metodi di trattamento proposti

Metodo MCKenzie

Basato sul mantenimento di posizioni corrette e sull’esecuzione di esercizi appropriati, il Metodo McKenzie tratta diverse patologie del rachide, in particolare quelle che derivano da cause ‘meccaniche’. Gli esercizi sono volti a ridurre il dolore e incrementare la funzione della parte interessata. Questo metodo viene utilizzato in America, Europa, Asia e Australia. Particolare rilvanza viene attribuita alla valutazione ed alla educazione del paziente, sia per l’ auto- trattamento sia per la prevenzione ed eliminazione dei fattori di rischio.

Metodo Mézières

Questo metodo meglio noto anche con il nome di Rieducazione Posturale o Morfologica è un metodo di riabilitazione individuale ad approccio globale che, grazie al ripristino della simmetria del corpo, consente il recupero funzionale. Il paziente, in base ad una visione globale scientifica, viene valutato nella sua totalità così da ricercare le contratture muscolari presenti e responsabili del problema patologico. Vengono quindi individuate le cause per dar luogo alla risoluzione del fenomeno patologico. Questo metodo è un approccio riabilitativo che offre i seguenti benefici:

  • miglioramento della postura
  • normalizzazione della funzione respiratoria
  • armonizzazione delle fasce muscolari
  • riorganizzazione delle catene cinetiche
  • ripristino del benessere psico-fisico.

Con il Metodo Mézières si curano: i dolori della colonna vertebrale (lombagia, cervicalgia ecc), i dolori delle articolazioni, le nevralgie (lombosciatalgie, cervico-brachialgie), le emicranie discali (discopatia), l’artrosi, le psico-somatizzazioni da stress, le disfunzioni respiratorie, le alterazioni posturali (scoliosi, iperlordosi , ipercifosi, ginocchia vare o valghe, piede piatto o cavo).

Back School Programma Toso

La Back School affonda le sue radici sull’eziologia della lombalgia, coniugando i contributi della medicina, dell’ergonomia, della psicologia e dell’educazione alla salute per curare, ma soprattutto prevenire il mal di schiena.

Una metodica efficace e rivoluzionaria perché pone il paziente come soggetto protagonista attivo nel trattamento del mal di schiena.

Quando il dolore si presenta è possibile ridurlo perché le cause che l’hanno generato possono essere controllato grazie ad un’azione preventiva mirata. Gli esercizi alla base di questo tipo di azione preventiva non sono uguali per tutti, ma vengono personalizzati in base alle esigenze di ogni paziente.

In presenza di dolore acuto la Back School è utile per riequilibrare rapidamente le strutture della colonna vertebrale e diminuire il dolore. In presenza di dolore cronico la Back School è importantissimo per agire sulle cause che rendono il dolore costante.

Programma della Back School

Approfondite ricerche hanno dimostrato che solo il 20% delle lombalgie è dovuto a cause specifiche, mentre l’ 80%  dei dolori è dovuto a cause non specifiche come posture e movimenti non corretti, stress psicologici, forma fisica scadente, insufficiente conoscenza della colonna vertebrale. Si capisce quindi il motivo per cui il mal di schiena è così diffuso non solo nella popolazione adulta ma anche tra i più giovani. Per conseguire un’azione efficace, non solo nel diminuire il dolore ma anche nella prevenzione delle ricadute, occorre agire sui fattori di rischio sopra indicati.

Il progetto riabilitativo si sviluppa su 6 cardini principali

1. INFORMAZIONE: fornire tutte le informazioni utili per imparare ad utilizzare bene la colonna vertebrale in tutti i principali movimenti quotidiani, e quelli specifici lavorativi, per evitare di azionare il meccanismo che produce il dolore.

2. ESERCIZI DI GINNASTICA ANTALGICA E RIEDUCATIVA: comprendere ed attuare regolarmente gli esercizi utili per prevenire e combattere il dolore.

3. USO CORRETTO DELLA COLONNA VERTEBRALE: analizzare le posizioni e i movimenti corretti da adottare.

4. TECNICHE DI RILASSAMENTO: apprendere ed utilizzare tecniche per il rilassamento per combattere il dolore e raggiungere l’autogestione della propria ansia (una delle principali causa dei dolori vertebrali).

5. STILE DI VITA ED ALIMENTAZIONE:  l’azione preventiva viene completata uno stile di vita ed alimentare adeguato al fine di sviluppare la capacità di autogestire i propri problemi di salute attraverso un impegno personale.

6. CONSUETUDINE ALL’ATTIVITA’ MOTORIA: scegliere l’ attività motoria più adeguata al caso specifico per prevenire delle recidive.

Contatti

Richiesta informazioni

Seguici su Facebook

Torna su